Il diritto di critica e di difesa, anche se espresso in modo aspro e polemico, non integra il reato di ingiuria o diffamazione quando le espressioni sono utilizzate nell'ambito di un procedimento disciplinare o giudiziario, purché siano pertinenti e non eccedano manifestamente i limiti della continenza e della continua necessità di tutela. Tuttavia, qualora le frasi incriminate assumano una valenza offensiva in relazione al contesto, alle circostanze e all'ambiente in cui il fatto si è svolto, esse possono integrare il reato, salvo che ricorra una causa di giustificazione, come l'esercizio del diritto di critica e di difesa, la cui applicabilità deve essere valutata dal giudice tenendo conto di tutti gli elementi del caso concreto. In caso di dubbio sull'esistenza di una causa di giustificazione, il giudice deve pronunciare sentenza di assoluzione. Inoltre, la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione non impedisce al giudice di accertare incidentalmente la sussistenza di una causa di non punibilità, come la remissione di querela, e di pronunciare sentenza di assoluzione ai sensi dell'art. 129 c.p.p.