Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La valutazione della credibilità e attendibilità della persona offesa, in particolare di un minore vittima di violenza sessuale, deve essere effettuata in maniera approfondita e complessiva, tenendo conto di tutti gli elementi emersi nel corso dell'istruttoria, sia intrinseci che estrinseci al suo racconto. A tal fine, il giudice deve esaminare con attenzione la coerenza e linearità della deposizione della vittima, la ricchezza di particolari, la concordanza con altri elementi probatori, il contesto familiare e relazionale, le eventuali difficoltà e ritardi nella denuncia, nonché le conseguenze psicologiche subite. Eventuali discrepanze o incongruenze nel racconto della persona offesa, se di scarso rilievo e adeguatamente giustificate, non inficiano necessariamente la sua attendibilità, che va valutata complessivamente. Allo stesso modo, la mancata escussione di alcuni testimoni o l'assenza di specifici elementi di riscontro non comporta automaticamente l'inattendibilità della vittima, in assenza di concreti indizi di falsità o suggestione. Inoltre, il giudice non può fondare il diniego di una più lieve qualificazione giuridica del fatto sulla mera mancanza di prova positiva di una minore compromissione del bene giuridico tutelato, essendo necessaria una valutazione complessiva della gravità delle condotte, della reiterazione degli abusi e del contesto in cui sono avvenuti. Infine, il rigetto delle circostanze attenuanti generiche deve essere adeguatamente motivato, non essendo sufficienti considerazioni di mero merito relative alla personalità dell'imputato.