Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1675 del 14 gennaio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:1675PEN

Massima

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Il tentativo di violenza privata si configura quando l'agente compie atti idonei e univocamente diretti a costringere la vittima a fare, omettere o tollerare qualcosa contro la sua volontà, anche in assenza di una minaccia verbale esplicita, essendo sufficiente qualsiasi comportamento o atteggiamento idoneo a incutere timore e a suscitare la preoccupazione di subire un danno ingiusto. La condotta dell'agente deve essere arrestata prima del verificarsi dell'evento per fatti indipendenti dalla sua volontà, non essendo configurabile la desistenza volontaria quando l'azione intimidatoria è stata resa vana dalla perseveranza della vittima. La minaccia, anche se generica e priva di una concreta pianificazione, integra gli estremi del tentativo di violenza privata, non potendo essere qualificata come mera minaccia ai fini dell'estinzione del reato per remissione di querela, in quanto finalizzata a impedire alla persona offesa di chiedere l'intervento punitivo dello Stato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 105/2011 CORTE APPELLO di CALTANISSETTA, del 23/04/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/07/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALASSO Aurelio che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 23.4.2013, la corte di appello di Caltanissetta ha confermato la …

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