Il giudice, in presenza di un consistente traffico di sostanze stupefacenti accertato in capo all'imputato, può legittimamente disporre la confisca dei beni sottoposti a sequestro, in applicazione della normativa vigente, anche in caso di pena concordata tra le parti. Tale provvedimento ablativo risulta pienamente conforme al principio di proporzione tra il fatto illecito e la misura adottata, in quanto volto a privare il condannato dei profitti derivanti dall'attività delittuosa e a impedirne il reimpiego in ulteriori attività criminose. La genericità e l'indeterminatezza della formulazione del capo di imputazione, ove non comportino una palese violazione del diritto di difesa dell'imputato, non inficiano la validità della sentenza di patteggiamento, la quale rimane impugnabile solo per errori di qualificazione giuridica del fatto manifestamente macroscopici. Il giudice, nel valutare la legittimità della confisca, non è tenuto a una specifica motivazione sulla sussistenza dei presupposti del sequestro, essendo sufficiente il richiamo ai contenuti del relativo provvedimento, ove condivisi.