L'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica può essere revocata qualora l'assegnatario si sia allontanato dall'alloggio per un periodo superiore a sei mesi senza la preventiva autorizzazione dell'Ater, ovvero abbia ceduto in uso a terzi l'alloggio o parte di esso senza alcuna autorizzazione. Tali fattispecie, previste espressamente dal regolamento regionale, comportano la revoca dell'assegnazione senza alcun margine di discrezionalità per l'amministrazione, in quanto si tratta di ipotesi tassative che impongono l'adozione del provvedimento di revoca. L'assegnatario non può giustificare il prolungato allontanamento dall'alloggio adducendo la chiusura delle frontiere o l'insorgenza di malattie, in assenza di idonea documentazione comprovante l'effettiva impossibilità di rientrare in Italia e di informare tempestivamente l'Ater. Analogamente, la mera comunicazione alla Questura di un precedente periodo di ospitalità non è sufficiente a dimostrare la legittimità dell'ospitalità protrattasi per un periodo ben superiore ai 90 giorni previsti dal regolamento, senza la necessaria autorizzazione dell'Ater. Pertanto, il provvedimento di revoca dell'assegnazione adottato dall'Ater in presenza di tali circostanze, debitamente accertate, risulta legittimo e non può essere annullato in sede giurisdizionale.