Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 2268 del 19 gennaio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:2268PEN

Massima

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L'uso improprio e indebito di beni e risorse della pubblica amministrazione da parte di un pubblico ufficiale, anche se per finalità personali e non per arricchimento, integra il reato di peculato, in quanto comporta un'appropriazione irreversibile di tali risorse, con conseguente lesione del patrimonio pubblico. Il principio di diritto è che l'utilizzo di beni e servizi della P.A. per scopi privati, anche se non finalizzato all'arricchimento personale, costituisce comunque peculato, in quanto determina un depauperamento delle risorse pubbliche, a prescindere dalla loro entità economica. Pertanto, il pubblico ufficiale che usa indebitamente beni e servizi della P.A., come ad esempio il telefono cellulare di servizio per effettuare numerose telefonate private, commette il reato di peculato, a prescindere dalla qualificazione giuridica di "peculato d'uso" o "peculato per appropriazione", essendo sufficiente l'appropriazione indebita di risorse pubbliche, anche se non finalizzata all'arricchimento personale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

P.G. presso la Corte d'Appello di Trento;

contro la sentenza 22 gennaio 2009 del Tribunale di Trento;

nei confronti di:

PI. MA. ;

Udita la relazione del Consigliere Dr. ((omissis))';

Letta la requisitoria del P.G. che ha concluso per l'annullamento della sentenza.

RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO

1. Con la sentenza indicata in epigrafe, il Tribunale di Trento, previa qualificazione d…

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