La regolarizzazione del rapporto locativo di un alloggio di edilizia residenziale pubblica non può essere negata per il solo fatto che il coniuge dell'occupante sia sottoposto a procedimento penale per reati associativi, in assenza di una sentenza di condanna definitiva. Infatti, il mero rinvio a giudizio non integra la causa ostativa prevista dalla legge regionale, in quanto la presunzione di innocenza impone di attendere il passaggio in giudicato della sentenza di condanna prima di applicare la preclusione. Pertanto, il provvedimento di diniego della regolarizzazione basato unicamente sulla pendenza di un procedimento penale a carico del coniuge, senza l'accertamento di una condanna definitiva per reati associativi, è illegittimo per violazione di legge. Il giudice amministrativo, in assenza di riscontro documentale da parte dell'amministrazione, può desumere argomenti di prova dal comportamento omissivo della stessa nel fornire le informazioni richieste, ai sensi dell'art. 64 c.p.a. In tali casi, il ricorso deve essere accolto e l'atto impugnato annullato, con compensazione delle spese di giudizio tra le parti costituite. Inoltre, sussistendo i presupposti, il giudice può ammettere la parte ricorrente al gratuito patrocinio, liquidando al difensore un compenso congruo, nei limiti dei valori medi delle tariffe professionali vigenti e tenuto conto dell'impegno professionale profuso.