La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: L'autorizzazione all'istituzione o alla regolarizzazione di un accesso carraio su strada extraurbana secondaria è subordinata al rispetto della distanza minima inderogabile di 100 metri tra gli accessi consecutivi, ai sensi dell'art. 45, comma 3, del d.P.R. n. 495 del 1992. Tale requisito si applica anche agli accessi già esistenti, ancorché autorizzati in base alla previgente disciplina, i quali devono essere sottoposti a un nuovo procedimento di regolarizzazione ai sensi dell'art. 22, comma 2, del d.lgs. n. 285 del 1992. L'amministrazione è pertanto tenuta a disporre la chiusura definitiva dell'accesso carraio che non rispetti il predetto requisito di distanza, senza che possano rilevare eventuali situazioni di interclusione del fondo o di impossibilità tecnica di regolarizzazione, trattandosi di aspetti già valutati dal legislatore nell'operare il bilanciamento tra l'interesse pubblico alla sicurezza della circolazione stradale e gli interessi privati. In tali ipotesi, la soluzione è rinvenibile nell'applicazione dell'art. 22, comma 9, del d.lgs. n. 285 del 1992, che prevede la realizzazione di particolari opere, anche mediante la costituzione di consorzi obbligatori tra i proprietari interessati.