Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 33224 del 28 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:33224PEN

Massima

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La confisca di prevenzione di cui alla legge n. 575 del 1965, art. 2-ter (ora D.Lgs. n. 159 del 2011, art. 24), mira a sottrarre alla disponibilità dell'interessato tutti i beni che siano frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego, senza distinzione tra attività di tipo mafioso o meno; pertanto, ai fini del giudizio di sproporzione tra redditi e beni, non possono essere computati i proventi derivanti da evasione fiscale, in quanto tali attività, seppur illecite, non rientrano nell'ambito applicativo della normativa sulla confisca di prevenzione. Inoltre, quando risulta adeguatamente dimostrata l'appartenenza dell'interessato ad associazioni mafiose, non è necessaria una specifica motivazione in ordine alla sua attuale pericolosità sociale, potendo essa essere esclusa solo in presenza di una prova positiva del suo recesso dall'associazione, non desumibile dal mero decorso del tempo o dall'esecuzione di misure custodiali nei confronti dei suoi sodali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso il decreto n. 14/2012 CORTE APPELLO di BARI, del 16/10/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANGELO CAPOZZI;

lette le conclusioni del PG Dott. IZZO Gioacchino che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con decreto del 16.10.2014 la Corte di appello di Bari ha rigettato l'appello proposto nell'interesse di (OMISSIS) avverso la decisione emessa in data 1…

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