Il provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura nei confronti di un'impresa può essere revocato solo in presenza di elementi sopravvenuti e differenti rispetto a quelli che hanno originariamente giustificato l'adozione del provvedimento, a seguito di una nuova istruttoria che escluda la sussistenza di tali elementi. Pertanto, l'amministrazione prefettizia, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, è tenuta a valutare attentamente la sussistenza di tali presupposti prima di decidere sulla richiesta di revoca dell'interdittiva antimafia, motivando adeguatamente il proprio provvedimento. In caso di rigetto della richiesta di revoca, l'impresa interessata può impugnare il relativo provvedimento dinanzi al giudice amministrativo, il quale è chiamato a verificare la legittimità dell'azione amministrativa, con particolare riguardo al rispetto del principio del contraddittorio e della correttezza dell'istruttoria svolta. Tuttavia, qualora nel corso del giudizio emergano nuovi elementi, come l'adozione di ulteriori provvedimenti amministrativi incidenti sulla vicenda, il ricorso può divenire improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse, in quanto tali atti sopravvenuti vanno a incidere sulla situazione sostanziale dedotta in giudizio, rendendo così privo di utilità pratica la pronuncia richiesta.