Il diritto di critica politica, pur dovendo essere esercitato nel rispetto del principio di continenza, consente l'utilizzo di toni aspri, ironici ed anche l'impiego di espressioni denigratorie, soprattutto quando la questione trattata abbia avuto un forte impatto sull'opinione pubblica e l'autore della critica ricopra un ruolo politico istituzionale. Pertanto, la valutazione circa l'eventuale superamento dei limiti della critica legittima deve tenere conto del contesto politico-sociale in cui la stessa si inserisce, della particolare sensibilità della tematica affrontata, nonché della posizione rivestita dal soggetto che esercita il diritto di critica. Inoltre, qualora l'azione oggetto di critica sia frutto di una scelta personale dell'organo pubblico, piuttosto che di un obbligo istituzionale, la valutazione circa la legittimità della critica deve essere più ampia e tollerante, dovendosi riconoscere all'autore della critica la possibilità di esprimere il proprio dissenso anche attraverso l'utilizzo di toni polemici e di giudizi di valore sulla condotta del pubblico ufficiale, purché gli stessi siano riconducibili al contesto politico-sociale in cui la vicenda si inserisce.