La dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma tributaria, pur comportando la cessazione della sua efficacia, non determina il diritto al rimborso dei versamenti effettuati in epoca anteriore alla pubblicazione della sentenza che ha pronunciato tale declaratoria, in quanto la Corte costituzionale, nell'esercizio dei suoi poteri di modulazione degli effetti temporali della pronuncia, può limitare gli effetti retroattivi della stessa al fine di realizzare un ragionevole bilanciamento tra i diversi principi e diritti costituzionali coinvolti, quali l'equilibrio di bilancio, la tutela dell'affidamento e della parità di trattamento tra i contribuenti, evitando altresì conseguenze paradossali e incompatibili con la Costituzione, come l'indebito vantaggio di alcuni operatori economici o la violazione dei principi di solidarietà sociale. Tale limitazione temporale degli effetti della declaratoria di illegittimità costituzionale, disposta dalla Corte in ragione della mancata previsione di una delimitazione temporale della misura fiscale censurata, è vincolante per il giudice ordinario, il quale non può disapplicarla o sindacarne il contenuto, in quanto la sentenza del giudice delle leggi, ai sensi dell'art. 136 Cost., ha efficacia erga omnes e non è soggetta ad alcuna impugnazione.