Il silenzio-assenso formatosi a seguito del decorso del termine di 24 mesi dalla presentazione della domanda di condono edilizio, di cui all'art. 32, comma 37, della L. n. 326/2003, non può essere fatto valere dal richiedente qualora emerga che le dichiarazioni da questi rese in sede procedimentale siano state non veritiere, in quanto in tal caso viene meno la posizione di legittimo affidamento che avrebbe potuto giustificare l'applicazione del limite temporale di 18 mesi per l'esercizio del potere di autotutela da parte dell'amministrazione. Pertanto, l'amministrazione può legittimamente adottare un provvedimento implicito di annullamento d'ufficio del silenzio-assenso formatosi, senza essere vincolata ai presupposti di cui all'art. 21-nonies della L. n. 241/1990, quando il comportamento del privato abbia indotto in errore l'amministrazione, distorcendo la realtà fattuale o determinando una non veritiera percezione della sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge per il rilascio del titolo edilizio. In tali casi, infatti, l'ordinamento non può tollerare lo sviamento del pubblico interesse imputabile alla prospettazione non veritiera della parte interessata, con la conseguenza che il limite temporale di 18 mesi per l'esercizio del potere di autotutela non trova applicazione.