Cassazione penale Sez. I sentenza n. 1652 del 14 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1652PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, essendo per sua natura un reato permanente, si considera contestato con condotta perdurante fino alla sentenza di condanna di primo grado, salvo espressa indicazione di una data di cessazione anteriore, in quanto la permanenza del reato non si interrompe per il solo fatto dell'applicazione di una misura cautelare, potendo il soggetto condannato mantenere il proprio legame con l'associazione criminosa anche durante la detenzione, come desumibile da elementi probatori specifici. Pertanto, ai fini della revoca dell'indulto concesso, rileva il momento della sentenza di condanna di primo grado, quale termine ultimo della condotta illecita, e non quello dell'applicazione della misura cautelare, ove non risulti una chiara e inequivoca interruzione del vincolo associativo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D'APPELLO PRESSO CORTE D'APPELLO DI BARI;

nei confronti di:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS) C/;

avverso l'ordinanza n. 99/2011 CORTE APPELLO di BARI, del 01/09/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

lette le conclusioni del PG Dott. CEDRANGOLO Oscar che ha chiesto l'annullamento dell'ordinanza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza del 1 set…

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