Il decreto di perquisizione e sequestro emesso dal pubblico ministero, anche se eseguito nei confronti di un soggetto sottoposto al regime ex art. 41-bis dell'Ordinamento Penitenziario e indagato per il reato di associazione di tipo mafioso, è legittimo e ammissibile qualora contenga la specifica preventiva individuazione delle cose da sequestrare per genere, natura, destinazione e pertinenza al reato contestato, e il giudice del riesame, nel valutarne la fondatezza, si basi su atti trasmessi tempestivamente dalla Procura e resi disponibili alle parti in cancelleria per l'esercizio del contraddittorio. Il giudice del riesame, infatti, è competente a conoscere del provvedimento cautelare anche quando il progetto criminoso sia correlato a minacce e progetti di attentati in danno di magistrati in servizio presso il distretto della Corte d'Appello, in applicazione dell'art. 11 c.p.p. Il ricorso avverso l'ordinanza del giudice del riesame che abbia ritenuto sussistente il fumus del reato associativo è pertanto inammissibile qualora la doglianza relativa alla mancata trasmissione degli atti a supporto della decisione risulti manifestamente infondata.