La sospensione dell'attività di somministrazione mediante chiusura temporanea dell'esercizio pubblico, disposta dall'autorità amministrativa competente ai sensi dell'art. 6 della legge n. 77 del 1997, presuppone la previa notifica di una nuova diffida al titolare dell'attività, in quanto la precedente diffida, riferita a violazioni commesse oltre il termine di 365 giorni, ha esaurito i propri effetti. La mancata rinnovazione della diffida, quale condizione necessaria per l'adozione del provvedimento sanzionatorio, determina l'illegittimità dell'ordinanza di chiusura temporanea dell'esercizio. Il principio di legalità e di proporzionalità dell'azione amministrativa impone che la sanzione della sospensione temporanea dell'attività sia preceduta dalla previa contestazione dell'illecito e dalla diffida al suo superamento, al fine di consentire all'esercente di conformarsi alla normativa vigente. L'ordinanza di chiusura temporanea dell'esercizio pubblico di somministrazione, adottata senza il rispetto di tali presupposti procedimentali, è pertanto illegittima e deve essere annullata. Il Giudice amministrativo, nell'esercizio del proprio sindacato di legittimità sull'azione amministrativa, è tenuto a verificare la sussistenza di tali condizioni di legittimità del provvedimento sanzionatorio, a tutela del principio del giusto procedimento e del diritto di difesa del destinatario del provvedimento.