Il silenzio serbato dall'amministrazione comunale sulla richiesta di accertamento di conformità edilizia ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. n. 380/2001 (già art. 13 della legge n. 47/1985) ha valore provvedimentale di diniego di sanatoria, con la conseguenza che, in mancanza di tempestiva impugnazione, la situazione di abusività non sanata rimane definitivamente accertata, legittimando l'adozione del successivo provvedimento di demolizione delle opere abusive. Tale qualificazione giuridica del silenzio amministrativo non è smentita dalla diversa previsione contenuta nell'art. 43 della legge regionale della Campania n. 16/2004, la quale si limita a disciplinare un rimedio amministrativo alternativo, senza interferire sulla qualificazione giuridica del silenzio impugnabile in sede giurisdizionale. Pertanto, in assenza di un tempestivo gravame avverso il silenzio-diniego formatosi sulla richiesta di sanatoria, l'amministrazione comunale è legittimata ad adottare il provvedimento di demolizione delle opere abusive, senza che il giudice amministrativo possa sostituirsi all'amministrazione nell'esercizio del potere discrezionale di valutare la sanabilità dell'abuso.