Cassazione penale Sez. V sentenza n. 20471 del 24 maggio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:20471PEN

Massima

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La falsa attestazione, contenuta in una proposta di istanza di sanatoria edilizia, circa il completamento di opere abusive entro un determinato termine, integra il reato di falso ideologico in atto pubblico di cui all'art. 483 c.p., anche in presenza di plurime istanze di condono, qualora l'istruttoria dibattimentale abbia accertato l'inesistenza delle opere dichiarate come realizzate. Il diritto di difesa dell'imputato è pienamente garantito laddove l'imputazione consenta l'identificazione del collegamento specifico tra la falsa dichiarazione contestata e i fatti abusivi oggetto dei procedimenti riuniti, sui quali si è sviluppata l'attività istruttoria. Il giudice di appello può legittimamente astenersi dall'esercitare il potere di integrazione istruttoria, previsto in via eccezionale dagli artt. 507 e 603 c.p.p., qualora ritenga puntualmente motivata, sulla base degli elementi acquisiti, la consapevolezza dell'imputato in ordine all'addebito contestato.

Sentenza completa

FATTO E DIRITTO
L'adita Corte di Appello ha parzialmente riformato la sentenza del Tribunale di ((omissis))-Sorrento del 15 dicembre 1999, ribadendo la condanna di I. V. (in procedimenti riuniti per fatti connessi alla realizzazione abusiva di manufatti edilizi) alla pena di giustizia per il reato di cui all'art. 483 c.p., relativo alla falsa attestazione, contenuta nella proposta istanza di sanatoria, "di aver completato le opere ... entro il 31.12.1993". Ha, infatti, considerato che l'imputazione era stata esattamente esplicitata nei procedimenti riuniti, in relazione alla costruzione di due verande abusive, della quale si è specificamente interessata l'inchiesta dibattimentale.
Il ricorrente denunzia, col primo motivo del proposto gravame, che ne è derivata rilevante violazione della disciplina di cui all'art. 555 n. 1 lett. c) e n. 2 c.p.p., posto che l'imputazione non ha consentito l'identificazione "ab initio" del c…

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