Il regime giuridico dei beni immobili di proprietà pubblica sottoposti a vincolo di interesse storico-artistico è disciplinato dagli artt. 822 e 824 del Codice Civile, in base ai quali tali beni rientrano nella categoria del demanio pubblico e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che riguardano tale categoria di beni, ossia esclusivamente sulla base di concessione amministrativa. Il riconoscimento del particolare interesse storico, artistico o archeologico di un immobile pubblico, attestato da appositi provvedimenti amministrativi, comporta l'assoggettamento dello stesso all'intera disciplina di tutela prevista dalla legge n. 1089 del 1939, senza che rilevi la destinazione d'uso dei singoli locali che lo compongono. Pertanto, la circostanza che alcuni locali interni dell'immobile siano stati oggetto in passato di interventi di ristrutturazione o ricostruzione, anche se autorizzati dall'autorità preposta alla tutela, non esclude l'applicabilità del regime demaniale e la necessità di una concessione amministrativa per il loro utilizzo da parte di terzi. La scadenza del termine di una concessione avente ad oggetto un bene demaniale sottoposto a vincolo storico-artistico determina l'automatica cessazione del rapporto, senza che sia necessaria una specifica motivazione in sede di autotutela petitoria da parte dell'ente proprietario per rientrare nel possesso del bene. In tale ipotesi, l'ente proprietario può legittimamente procedere in via amministrativa ai sensi dell'art. 823, comma 2, c.c. per la reimmissione nel possesso del bene, senza che sia richiesta una preventiva delibera di diniego di rinnovo della concessione.