La risoluzione del contratto di appalto per grave inadempimento dell'appaltatore, disposta dall'amministrazione appaltante ai sensi dell'art. 136, commi 4 e 5, del D.Lgs. n. 163/2006, costituisce il presupposto necessario e sufficiente per l'attivazione della procedura di scorrimento della graduatoria di gara prevista dall'art. 140 del medesimo decreto legislativo. In tal caso, il giudice amministrativo può esercitare una cognizione incidentale limitata alla verifica della sussistenza di tale presupposto, essendo precluso l'accertamento della fondatezza degli addebiti e della legittimità del conseguente scioglimento del rapporto contrattuale, atteso che tali questioni attengono alla fase esecutiva del contratto e, pertanto, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario. Ove risulti accertata l'adozione di un provvedimento risolutivo per inadempimento dell'appaltatore, l'impresa originariamente aggiudicataria, estromessa dalla commessa pubblica, non può vantare un interesse concreto ed attuale all'annullamento dell'atto di interpello, non potendo aspirare alla prosecuzione dell'appalto. Parimenti, l'interesse meramente eventuale e ipotetico all'indizione di una nuova gara d'appalto non è suscettibile di tutela giuridica, rientrando tale scelta nella discrezionalità dell'amministrazione.