Il giudice di legittimità, nel dichiarare inammissibile il ricorso proposto dall'imputato avverso la sentenza di condanna per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, afferma il principio secondo cui: Il mancato accoglimento di una richiesta di rinnovazione parziale dell'istruttoria dibattimentale, volta all'acquisizione di nuovi elementi probatori, non costituisce un vizio della motivazione della sentenza impugnata, qualora tale richiesta non sia stata avanzata formalmente ai sensi dell'art. 603 c.p.p. e non sia stato dimostrato il carattere determinante di tali elementi ai fini della decisione. La valutazione della credibilità e attendibilità della persona offesa rientra nella esclusiva competenza del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata, anche in presenza di elementi quali la condizione psichiatrica della vittima o il suo ambiente di provenienza. Il reato di lesioni personali, anche lievi, non è assorbito nel reato di maltrattamenti in famiglia, configurandosi un rapporto di concorso formale tra i due reati, in assenza di una espressa previsione normativa di assorbimento.