Cassazione penale Sez. I sentenza n. 11013 del 13 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:11013PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la concessione di misure alternative alla detenzione, deve considerare non solo la tipologia e la gravità dei reati commessi, ma anche il comportamento e la situazione del soggetto dopo i fatti per i quali è stata inflitta la condanna, al fine di verificare concretamente se sussistano sintomi di una positiva evoluzione della sua personalità e condizioni che ne rendano possibile il reinserimento sociale attraverso la richiesta misura alternativa. Pertanto, il giudice non può trascurare elementi istruttori rilevanti, come informazioni favorevoli trasmesse da uffici competenti o la disponibilità di un'attività lavorativa, ai fini della corretta formulazione del giudizio prognostico sulla idoneità della misura alternativa a favorire il recupero sociale del condannato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. DI TOMASSI M. Stefania - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. MAZZEI A. P. - rel. Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 12/06/2014 del Tribunale di sorveglianza di Bologna;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere MAZZEI ((omissis));

lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. SALZANO Francesco, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio del provvedimento impugnato.

RITENUTO IN FATTO

1. Il Tribu…

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