La presunzione legale di insussistenza del pregiudizio da irragionevole durata del processo, stabilita dalla L. n. 89 del 2001, art. 2, comma 2-sexies, lett. c), introdotta dalla L. n. 208 del 2015, opera nei casi di estinzione del processo per rinuncia o inattività delle parti ai sensi degli artt. 306 e 307 c.p.c., salvo che il ricorrente non fornisca prova contraria. Tale presunzione, di natura iuris tantum, pone un nuovo regime probatorio che attribuisce all'Amministrazione un vantaggio processuale, consentendole di fondare l'esclusione del danno non patrimoniale sulla sola circostanza dell'estinzione del giudizio presupposto, senza necessità di ulteriori indagini. Tuttavia, il giudice di merito mantiene il potere-dovere di valutare la prova contraria eventualmente offerta dal ricorrente, al fine di superare la presunzione legale, con apprezzamento di fatto sindacabile in sede di legittimità solo per vizi logico-giuridici. In particolare, la mera allegazione della transazione intervenuta tra le parti nel corso del processo presupposto non costituisce di per sé prova sufficiente a superare la presunzione di insussistenza del pregiudizio da irragionevole durata, essendo necessario dimostrare che il protrarsi del giudizio fosse comunque rispondente a uno specifico interesse della parte.