Cassazione penale Sez. III sentenza n. 24352 del 30 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:24352PEN

Massima

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Il reato associativo di cui all'art. 416 c.p. sussiste anche quando l'indagato, pur svolgendo un'attività lavorativa effettiva, abbia assunto cariche societarie fittizie, conseguito partecipazioni in società fasulle e percepito redditi inesistenti, al fine di precostituirsi un imponibile previdenziale, in concorso con altri soggetti nell'ambito di un'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali e di truffa aggravata ai danni dello Stato. La mera circostanza che l'indagato svolga un'attività lecita non elide la sua responsabilità per il reato associativo, atteso che egli agisce consapevolmente e nelle medesime condizioni degli altri partecipi del sodalizio criminoso. Pertanto, la valutazione del Tribunale che ha escluso la gravità indiziaria del reato associativo sulla base dello svolgimento di un'attività lavorativa effettiva da parte dell'indagato si pone in contrasto con i principi giurisprudenziali in materia, risultando illogica e contraddittoria. Quanto al delitto di truffa aggravata ai danni dello Stato, esso si consuma nel momento in cui il profitto dell'attività criminosa entra nella sfera giuridica di disponibilità dell'agente, non essendo sufficiente che il profitto sia fuoriuscito dalla sfera del soggetto passivo. Pertanto, qualora gli indagati, attraverso la creazione di un imponibile previdenziale fittizio, abbiano solo accantonato un montante pensionistico considerato già assolto, senza che l'INPS abbia ancora erogato alcuna prestazione, il reato deve essere qualificato come tentativo di truffa, non essendo stato ancora conseguito il profitto. Al contrario, laddove uno degli indagati abbia già iniziato a percepire la pensione, la truffa deve ritenersi consumata. Infine, la motivazione del provvedimento impugnato si rivela illogica e contraddittoria anche in relazione alla valutazione della personalità dell'indagato e all'idoneità della misura cautelare applicata, in quanto da un lato ne riconosce la spiccata capacità criminale e la pericolosità sociale, e dall'altro ne ridimensiona la caratura criminale, disponendo l'applicazione di una misura cautelare non custodiale in un luogo che costituisce la sede operativa dell'associazione criminosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. CERRONI Claudio - rel. Consigliere

Dott. CORBETTA Stefano - Consigliere

Dott. MENGONI Enrico - Consigliere

Dott. MACRI' Ubalda - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola;
nel procedimento nei confronti di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 03/01/2018 del Tribunale di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CERRONI Claudio;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. CANEVELLI Paolo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito per l'ind…

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