Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il comportamento violento e aggressivo di un soggetto, anche in contesti ludici o ricreativi, che cagioni lesioni personali ad altri, integra il reato di lesioni personali ai sensi dell'art. 582 c.p., indipendentemente dalle specifiche modalità della condotta, purché sia accertata la sussistenza dell'elemento oggettivo e soggettivo del reato. L'imputato non può essere esonerato da responsabilità penale per il solo fatto che le dichiarazioni testimoniali presentino eventuali contraddizioni o che il referto medico non corrisponda pienamente alla ricostruzione del fatto, atteso che il giudice di merito gode di ampio potere discrezionale nella valutazione della prova, purché la motivazione sia logica e coerente. L'impugnazione proposta dall'imputato avverso la sentenza di condanna per lesioni personali, che contenga anche una statuizione, anche generica, di condanna al risarcimento del danno, deve essere qualificata come appello, ai sensi dell'art. 37 del D.Lgs. n. 274/2000, e non come ricorso per Cassazione, estendendo i suoi effetti anche alla pronuncia civile.