Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26588 del 18 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:26588PEN

Massima

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La minaccia di morte, anche se non accompagnata dall'uso di strumenti atti ad offendere, può essere ritenuta grave quando formulata nel contesto di un'aggressione fisica, in quanto assume inevitabilmente contenuti di gravità, in particolare quando la minaccia è rivolta non solo alla vittima diretta, ma anche ad altri soggetti che potrebbero intervenire. L'accertamento del carattere grave della minaccia deve essere condotto sulla base del complesso delle modalità della condotta, tenendo conto di elementi come l'immediata richiesta di intervento delle forze dell'ordine da parte della vittima, l'ammissione dell'imputato circa il fatto di aver cercato e aggredito la persona offesa, nonché l'esistenza di lesioni certificate. La gravità della minaccia può essere ritenuta sussistente anche in assenza dell'aggravante dell'uso di strumenti atti ad offendere, in quanto la norma incriminatrice di cui all'art. 612 c.p. pone la circostanza della gravità della minaccia in alternativa a quella delle modalità indicate nell'art. 339 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato in (OMISSIS);

avverso la sentenza del 16/01/2012 della Corte d'Assise d'Appello di Perugia;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ZAZA Carlo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. BAGLIONE Tindari, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

Con la sentenza impugnata…

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