Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8050 del 22 febbraio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:8050PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, in ragione della sua funzione, si appropria indebitamente di denaro di spettanza di altri, integra il reato di peculato, a prescindere dalla natura del rapporto di impiego con l'ente pubblico di appartenenza e dall'entità della somma sottratta, in quanto il reato di peculato tutela non solo l'interesse patrimoniale, ma anche il buon andamento della pubblica amministrazione. Pertanto, la mancanza di un effettivo danno patrimoniale non esclude la sussistenza del reato, essendo sufficiente la sola lesione dell'interesse al corretto esercizio della funzione pubblica. Inoltre, il giudice di merito, nel valutare la congruità della pena, è tenuto a bilanciare le circostanze attenuanti riconosciute, tra cui quella di particolare tenuità del fatto, con l'aggravante della recidiva reiterata, senza poter dare prevalenza alle attenuanti, in ossequio al divieto di cui all'art. 69, comma 4, c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. AMOROSO Giovanni - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/02/2018 della Corte di appello di Reggio Calabria;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. AMOROSO Riccardo;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. DALL'OLIO Marco, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito l'avv. (OMISSIS), difensore di (OMISSIS), che ha concluso chiedendo che gli atti siano rimessi alla …

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