Il giudice di legittimità, nel valutare il ricorso avverso la sentenza di appello che ha riformato la pronuncia assolutoria di primo grado ai soli effetti civili, afferma che: 1. La questione di legittimità costituzionale dell'art. 576 c.p.p., sollevata dal ricorrente, è inammissibile in quanto la Corte Costituzionale ha già dichiarato la questione infondata con precedente sentenza. 2. Il diverso apprezzamento del compendio probatorio operato dalla Corte di appello, senza procedere alla rinnovazione dell'istruttoria ai sensi dell'art. 603 c.p.p., comma 3-bis, è legittimo in quanto la valutazione ha riguardato essenzialmente le prove documentali, mentre le dichiarazioni testimoniali sono state considerate nel loro contenuto, senza una nuova valutazione della loro attendibilità. 3. Il vizio di travisamento della prova non è configurabile quando il giudice di merito effettua una diversa valutazione del complessivo quadro probatorio, senza introdurre elementi di fatto non presenti nel processo o omettere la valutazione di prove decisive. 4. La violazione del canone di giudizio dell'oltre ogni ragionevole dubbio, di cui all'art. 533 c.p.p., rileva in sede di legittimità solo ove si traduca in una manifesta illogicità della motivazione, non spettando alla Corte di cassazione una autonoma valutazione delle prove. Pertanto, il ricorso è rigettato e il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al rimborso delle spese di rappresentanza e difesa sostenute dalla parte civile.