Il riconoscimento dei titoli di formazione professionale conseguiti all'estero, ai sensi della direttiva 2005/36/CE, impone alle autorità nazionali di valutare se, e in quale misura, le conoscenze e le qualifiche attestate dal diploma rilasciato in un altro Stato membro, nonché l'esperienza professionale ottenuta in quest'ultimo e nello Stato membro in cui il candidato chiede l'iscrizione, soddisfino, anche parzialmente, le condizioni richieste per accedere all'attività di cui trattasi. La valutazione dell'equivalenza del diploma straniero deve effettuarsi esclusivamente in considerazione del livello delle conoscenze e delle qualifiche che questo diploma, tenuto conto della natura e della durata degli studi e della formazione pratica di cui attesta il compimento, consente di presumere in possesso del titolare. Le autorità nazionali sono pertanto tenute a procedere ad un esame concreto e individualizzato della formazione e dell'esperienza del candidato, senza poter opporre il requisito dell'esperienza professionale maturata nello Stato membro di origine, qualora la professione non risulti ivi regolamentata. In caso di accertata illegittimità dei provvedimenti di diniego, l'amministrazione è obbligata a riesaminare l'istanza di riconoscimento del titolo secondo i principi affermati nel giudicato, entro un termine perentorio, pena la nomina di un commissario ad acta.