Il reato di realizzazione di opere in assenza di autorizzazione paesaggistica, in aree dichiarate di notevole interesse pubblico, integra una contravvenzione ai sensi del D.Lgs. n. 42 del 2004, art. 181, comma 1, e non il più grave delitto previsto dal comma 1-bis dello stesso articolo, a meno che le opere realizzate non superino determinati limiti quantitativi di volumetria e ampliamento, come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 56 del 2016. Pertanto, qualora le opere abusive non raggiungano tali soglie, il reato va qualificato come contravvenzione, con la conseguente applicazione della disciplina più favorevole in tema di prescrizione. La differenziazione normativa tra le due fattispecie, in relazione alla configurazione del reato e al trattamento sanzionatorio, è stata ritenuta dalla Corte Costituzionale il frutto di una disciplina irragionevole, che necessita di essere ricondotta a un criterio di proporzionalità e ragionevolezza.