Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35968 del 19 settembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:35968PEN

Massima

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Il delitto di diffamazione sussiste quando l'agente, con coscienza e volontà, comunica a più persone espressioni offensive della reputazione altrui, anche se contenute in un atto introduttivo di un procedimento, purché tali espressioni siano prive di attinenza con l'oggetto del procedimento e risultino manifestamente ingiuriose e gratuite. In tali casi, non trova applicazione la causa di giustificazione di cui all'art. 598 c.p., in quanto le offese non sono funzionali all'esercizio del diritto di critica o di difesa. L'elemento soggettivo del reato di diffamazione è integrato dalla consapevolezza di pronunciare o scrivere frasi con valenza diffamatoria, senza che sia necessario il fine specifico di nuocere alla reputazione altrui. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve accertare la portata offensiva delle espressioni utilizzate, la loro estraneità all'oggetto del procedimento in cui sono state inserite, nonché la consapevolezza dell'agente di pronunciare frasi diffamatorie, senza che sia rilevante l'assenza di un fine specifico di nuocere.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Consigliere

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. RO. RA., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 26/01/2007 CORTE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARASCA GENNARO;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dottor MURA Antonio, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito il difensore della parte civile avvocato Giulio Donzelli, che…

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