Cassazione penale Sez. II sentenza n. 18279 del 11 aprile 2017

ECLI:IT:CASS:2017:18279PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia, costringe la vittima a consegnare un bene, indipendentemente dal fatto che la minaccia sia stata formulata prima o dopo la dazione del bene. La condotta integrante il reato di tentata estorsione non richiede necessariamente che la minaccia preceda la consegna del bene, essendo sufficiente che l'agente, attraverso l'uso di mezzi intimidatori, costringa la vittima a cedere il bene richiesto. Il giudizio di responsabilità per il reato contestato deve essere fondato su elementi probatori concreti e non su mere ipotesi, dovendo il giudice motivare adeguatamente la propria decisione in relazione alle risultanze processuali. L'imputato non può essere condannato per un fatto diverso da quello contestato nell'imputazione, dovendo sussistere una correlazione tra l'accusa e la sentenza di condanna. Tuttavia, il vizio di mancata correlazione tra accusa e sentenza non sussiste quando l'imputato è stato condannato per la condotta così come descritta nel capo di imputazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. CERVADORO Mirel - rel. Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. FILIPPINI Stefano - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 1441/2011 CORTE APPELLO di SALERNO, del 16/05/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 16/12/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MIRELLA CERVADORO;
Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, nella persona del Dr.ssa Marinelli Felicetta, la quale ha concluso chiedendo che il ricorso venga dichiarato inammissibile.
RITENUTO…

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