Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1146 del 13 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:1146PEN

Massima

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Il delitto di diffamazione si configura quando l'agente, con l'uso di espressioni offensive o denigratorie, arrechi discredito alla reputazione altrui, anche sotto il profilo professionale, indipendentemente dalla veridicità delle affermazioni, essendo sufficiente la volontà di nuocere all'immagine della persona offesa. Pertanto, la valutazione della portata diffamatoria di un testo non può limitarsi all'analisi di singole parole o frasi, ma deve estendersi all'intero contesto, considerando anche eventuali allusioni o implicazioni percepibili dal lettore medio, che possano risultare lesive della reputazione altrui. Inoltre, il titolo o i requisiti posseduti dalla persona offesa non costituiscono di per sé un limite all'applicabilità del reato, qualora le espressioni utilizzate siano idonee a metterne in discussione la correttezza professionale o a screditarne l'immagine nell'ambiente lavorativo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto nell'interesse di

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del Tribunale di Foggia emessa il 10/05/2011 all'esito del processo celebrato nei confronti di:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. MICHELI Paolo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. STABILE Carmine, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibi…

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