Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: In presenza di una domanda di condono edilizio presentata ai sensi della legge n. 326/2003, l'amministrazione comunale è tenuta a sospendere l'adozione di provvedimenti repressivi dell'abuso edilizio, quali l'ordine di demolizione, fino alla definizione della relativa istanza. Ciò in applicazione degli artt. 38 e 44 della legge n. 47/1985, richiamati dalla legge n. 326/2003, che precludono l'adozione di misure demolitive in pendenza della domanda di sanatoria. L'amministrazione, pertanto, dovrà astenersi dall'emettere ordini di demolizione e dovrà invece provvedere alla definizione della domanda di condono, adottando i conseguenti provvedimenti, siano essi di accoglimento o di rigetto della richiesta. Solo in caso di rigetto della domanda di condono, l'amministrazione potrà nuovamente procedere all'emanazione di un ordine di demolizione, fissando un nuovo termine per l'esecuzione spontanea. Tale principio, fondato sulla tutela dell'affidamento del privato e sul rispetto del giusto procedimento, trova applicazione in tutti i casi analoghi di pendenza di una domanda di condono edilizio, a prescindere dalle specifiche circostanze del singolo caso concreto oggetto della sentenza.