Il reato commesso da un militare in luogo civile rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, ai sensi dell'articolo 220 del codice di procedura militare, a prescindere dal fatto che il medesimo imputato sia stato precedentemente giudicato dal giudice militare per reati militari commessi nella stessa circostanza. Ciò in quanto la qualifica militare dell'autore del fatto non è rilevante ai fini della competenza giurisdizionale, essendo determinante il luogo di commissione del reato. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a garantire la corretta individuazione della giurisdizione competente, evitando conflitti di attribuzione e assicurando il rispetto delle norme di rito che regolano la competenza per materia. Tale principio si fonda sull'esigenza di una corretta applicazione delle disposizioni codicistiche, le quali stabiliscono criteri oggettivi di riparto della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice militare, a prescindere dalla qualifica soggettiva dell'imputato. Esso si pone altresì a tutela del diritto di difesa e del giusto processo, garantendo che il procedimento sia celebrato dinanzi all'autorità giudiziaria competente per materia. La massima afferma dunque un principio generale di diritto, applicabile a tutti i casi analoghi in cui un militare commetta un reato in luogo civile, indipendentemente dalle specifiche circostanze del fatto.