Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21796 del 5 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:21796PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. è integrato solo quando il comportamento tenuto dall'agente sia univocamente idoneo a ingenerare timore e a turbare o diminuire la libertà psichica della vittima, non essendo sufficiente la mera prospettazione di un male ingiusto. Pertanto, espressioni verbali che, pur potendo apparire minacciose, non siano accompagnate da ulteriori elementi in grado di conferire loro un significato inequivocabilmente intimidatorio, non integrano gli estremi del reato di minaccia, dovendosi piuttosto ricondurre a una mera manifestazione di stizza o disapprovazione. In tali ipotesi, il giudice non può ritenere integrato il reato di minaccia, in quanto la decisione di condanna non sarebbe sorretta dalla certezza razionale richiesta dal principio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio".

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 01/10/2015 della CORTE APPELLO di BOLOGNA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 12/01/2017, la relazione svolta dal Consigliere ALFREDO GUARDIANO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. LORI Perla.
FATTO E DIRITTO
1. Con la sentenza di cui in epigrafe la corte di appello di Bologna, in parziale riforma della sentenza c…

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