Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29911 del 17 luglio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:29911PEN

Massima

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L'impugnazione dell'imputato avverso la sentenza del Giudice di pace che lo abbia condannato ad una pena pecuniaria ed al risarcimento del danno in favore della parte civile deve essere correttamente qualificata come appello, anche quando con essa si contesti in radice l'accertamento di responsabilità penale, poiché è dalla responsabilità penale che scaturisce la condanna al risarcimento del danno. Pertanto, il giudice di secondo grado non può limitarsi a dichiarare inammissibile l'impugnazione, ma deve esaminarla nel merito, in quanto l'articolo 574, comma 4, c.p.p. prevede espressamente che l'impugnazione dell'imputato contro la pronuncia di condanna penale estende i suoi effetti alle statuizioni civili da essa dipendenti. Ciò vale anche nel procedimento davanti al Giudice di pace, in cui trova integrale applicazione tale disposizione, essendo l'appello ammissibile quando la sentenza contenga, oltre alla pena pecuniaria, anche la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ve. Co., nata il (OMESSO);

avverso la sentenza in data 17.10.2007 del Tribunale di Napoli, parte civile Pi. Pa..

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. M. ((omissis));

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'annullamento della sentenza impugnata.

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