Il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico (art. 615-ter c.p.) si configura non solo quando l'agente si introduce senza autorizzazione in un sistema protetto, ma anche quando, pur essendo autorizzato ad accedervi, vi permane per finalità estranee a quelle per cui l'accesso era consentito, violando così la volontà del titolare del sistema di escludere l'agente. Ai fini della configurabilità del reato, è irrilevante che l'agente abbia successivamente compiuto ulteriori condotte illecite, le quali, se sussistenti, integreranno autonomi reati. Inoltre, il tentativo è configurabile anche per i reati di pericolo, essendo possibili atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare un pericolo che invece non sorge. Nell'operare il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti, il giudice deve valutare l'intensità del dolo, desumibile dalla sistematicità e dalle modalità delle condotte, nonché l'eventuale confessione e il contegno collaborativo dell'imputato, senza che l'incensuratezza di quest'ultimo sia di per sé sufficiente a giustificare un giudizio di prevalenza delle attenuanti.