Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8368 del 2 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:8368PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando la violenza o la minaccia sono usate per opporsi al compimento di un atto di ufficio, indipendentemente dall'effettivo impedimento dell'attività del pubblico ufficiale. Tuttavia, la mera espressione di un atteggiamento minaccioso e generico, senza finalità di incidere sull'attività dell'ufficio, integra il reato di minaccia semplice, perseguibile a querela. Ai fini della configurabilità del reato di resistenza, non rileva la consapevolezza dell'agente circa lo status di pubblico ufficiale della persona nei confronti della quale la condotta è tenuta, essendo sufficiente la coscienza e volontà di opporsi al compimento di un atto d'ufficio. Inoltre, la mancata pronuncia del giudice d'appello sulla richiesta di applicazione di sanzioni sostitutive della pena pecuniaria, avanzata dall'imputato, integra il vizio di mancanza assoluta di motivazione, comportando l'annullamento con rinvio della sentenza per nuovo giudizio sul punto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. MATERA Lina - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SA. AS. N. IL (OMESSO);

2) S. P. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 1054672007 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 02/12/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBUCA UDIENZA del 01/02/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott LINA MATERA;

sentito il P.G. in persona del Dott. DE SANDRO Fausto che ha concluso per il rigetto di entrambi i ricorsi.

FATTO

Con la sentenza i…

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