Il direttore dei lavori che, nell'attestazione accompagnante la richiesta del certificato di agibilità per strutture edilizie, asseveri la conformità delle opere eseguite al progetto approvato, commette il reato di falso ideologico in atto pubblico ai sensi dell'art. 481 c.p. anche quando l'attestazione risulti non corrispondente al vero in relazione a prescrizioni contenute negli atti di assenso edilizio, come l'obbligo di allaccio delle acque reflue a una rete fognaria consortile, la cui realizzazione, pur essendo programmata, non risulti ancora completata al momento del rilascio del certificato di agibilità. Ciò in quanto l'attestazione non ha ad oggetto mere previsioni future, ma la realtà esistente al momento del suo rilascio, la quale deve essere fedelmente rappresentata dal direttore dei lavori in virtù delle sue specifiche competenze tecniche, a prescindere da eventuali incertezze sulla effettiva realizzazione di opere accessorie. Il dolo richiesto dalla fattispecie incriminatrice è generico e può essere desunto dalla palese intelligibilità, per il tecnico competente, del contenuto degli atti di assenso edilizio, i quali devono essere integralmente rispettati.