Il provvedimento di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica comunale adottato dal Ministero competente è legittimo qualora l'atto comunale risulti privo di adeguata motivazione in ordine alla compatibilità dell'intervento edilizio con i valori paesaggistici tutelati, in violazione dell'obbligo di cui all'art. 3 della legge n. 241/1990. L'autorità statale, nell'esercitare il potere di annullamento, non effettua un riesame complessivo delle valutazioni compiute dall'ente locale, ma si limita a rilevare il vizio di carenza di motivazione, potendo altresì indicare le ragioni di merito che concludono per la non compatibilità delle opere realizzate con i valori paesaggistici tutelati. Il termine perentorio di 60 giorni previsto per l'annullamento decorre dalla data in cui l'amministrazione centrale dispone della documentazione completa, potendo essa richiedere integrazioni documentali, purché non in modo pretestuoso o dilatorio, in ossequio al principio di leale collaborazione tra enti. La motivazione dell'annullamento può fondarsi anche sulla violazione dell'art. 82, comma 3, del d.P.R. n. 616/1977, che vieta di autorizzare modifiche al provvedimento di vincolo paesaggistico.