Il contratto di concessione di servizi pubblici comporta il trasferimento del rischio operativo in capo al concessionario, il quale assume in via esclusiva il rischio economico della gestione, anche in relazione a variazioni del fabbisogno di prestazioni rispetto alle stime iniziali fornite dall'amministrazione concedente. Pertanto, il concessionario non può lamentare uno squilibrio sinallagmatico o la mancata remuneratività del servizio, essendo tenuto a sopportare le conseguenze negative derivanti dal rischio di mercato, salvo che non sia provata una responsabilità della pubblica amministrazione per violazione degli obblighi di correttezza e buona fede precontrattuale. Inoltre, l'azione di ingiustificato arricchimento ai sensi dell'art. 2041 c.c. non è proponibile qualora il servizio sia stato remunerato direttamente dagli utenti, in assenza di un accertamento di invalidità del contratto, non potendo tale azione essere utilizzata per sopperire ad un mancato guadagno derivante dall'esecuzione del rapporto contrattuale.