Il rispetto delle distanze legali tra costruzioni, previste dal codice civile e dalle norme integrative, costituisce un obbligo inderogabile, a tutela del diritto di proprietà del confinante, che può essere fatto valere sia in forma specifica, mediante l'ordine di arretramento o demolizione, sia in forma risarcitoria. Il danno derivante dalla violazione delle distanze legali si presume in re ipsa, senza necessità di specifica allegazione, e può essere liquidato equitativamente dal giudice, tenuto conto della natura e dell'entità della violazione accertata. Tuttavia, ai fini dell'applicazione della disciplina sulle distanze legali, è necessario che l'apertura in questione integri effettivamente i requisiti di "veduta" previsti dall'articolo 900 c.c., consentendo una visione agevole e globale del fondo altrui, senza l'ausilio di mezzi artificiali. Inoltre, per la determinazione dell'altezza legale del muro di confine, il giudice deve tenere conto dell'originario andamento altimetrico del terreno, senza computare eventuali modifiche artificiali del piano di campagna. La compensazione delle spese di lite tra le parti è ammessa solo in presenza di reciproca soccombenza e di "giusti motivi" espressamente indicati in motivazione.