La malattia psichica del condannato, se tale da determinare uno scadimento fisico incidente sui profili di umanità e dignità della pena, può legittimare il rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena ai sensi dell'art. 147 c.p., comma 1, n. 2), ovvero l'applicazione della detenzione domiciliare ex art. 47-ter Ord. Pen., comma 1-ter, qualora tali misure siano ritenute più rispondenti agli interessi della collettività e del condannato. Il giudice è tenuto a un approfondito esame del quadro morboso, al fine di verificare se la malattia psichica abbia una proiezione organica non fronteggiabile in ambiente carcerario, o sia comunque tale da rendere l'espiazione della pena contraria al senso di umanità per le eccessive sofferenze. In tali casi, il rinvio dell'esecuzione o la detenzione domiciliare sono considerati doverosi dalla giurisprudenza di legittimità, potendo altresì il giudice individuare, in caso di mantenimento della detenzione, le corrette forme della sua prosecuzione nella chiave della migliore salvaguardia della vita e della salute del detenuto.