Il giudice di sorveglianza, di fronte a un detenuto affetto da gravi patologie psichiche, documentate da relazioni psichiatriche, ha il dovere di valutare attentamente la compatibilità della prosecuzione della detenzione in carcere con la condizione di salute del condannato, verificando la sussistenza dei presupposti per disporre il ricovero in una struttura residenziale, anche di tipo paradetentivo, adeguata e funzionale al trattamento terapeutico della patologia psichiatrica. L'omissione di tale valutazione, basandosi acriticamente su un parere discutibile espresso dal competente centro di salute mentale, integra un vizio di motivazione che comporta l'annullamento del provvedimento e il rinvio per un nuovo esame. La tutela della salute del detenuto, in presenza di gravi infermità psichiche, deve prevalere sulle esigenze di esecuzione della pena, il cui corso può essere sospeso e successivamente ripreso in caso di guarigione o di superamento della fase critica della malattia, al fine di assicurare un adeguato trattamento terapeutico e il reinserimento sociale del condannato.