Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34364 del 6 agosto 2015

ECLI:IT:CASS:2015:34364PEN

Massima

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Il giudice di appello, dopo aver escluso una circostanza aggravante o riconosciuto un'ulteriore circostanza attenuante in accoglimento dei motivi proposti dall'imputato, può confermare la pena applicata in primo grado, ribadendo il giudizio di equivalenza tra le circostanze, purché tale decisione sia adeguatamente motivata. In particolare, il giudice di appello può mantenere la pena originariamente inflitta, nonostante il riconoscimento di una nuova attenuante, qualora ritenga che la gravità della condotta e la spiccata capacità a delinquere dell'imputato, desunta dai suoi precedenti penali, giustifichino il mantenimento del giudizio di equivalenza tra le circostanze. Tale valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivata. Il divieto di reformatio in pejus non impedisce al giudice di appello di confermare la pena, purché tale decisione sia sorretta da una congrua e logica motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo - Presidente

Dott. BEVERE Anton - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2279/2012 CORTE APPELLO di L'AQUILA, del 02/10/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 29/04/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 2.10.2013 la corte di appello di L'Aquila, in parziale riforma della sentenza…

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