La confisca, anche per equivalente, dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo di uno dei delitti previsti dal Decreto Legislativo 10 marzo 2000, n. 74, deve essere sempre disposta in caso di condanna o di sentenza di applicazione concordata della pena per tali reati tributari, in virtù della piena continuità normativa tra la disposizione di cui all'articolo 12-bis, comma 2, del predetto Decreto Legislativo n. 74 del 2000 - introdotta dal Decreto Legislativo 24 settembre 2015, n. 158 - e la previgente fattispecie prevista dall'articolo 322-ter c.p., richiamato dall'articolo 1, comma 143, della Legge 24 dicembre 2007, n. 244, abrogata dall'articolo 14 del citato Decreto Legislativo n. 158 del 2015. Tale obbligo di confisca, che trova il suo fondamento normativo nell'identità della lettera e nella piena continuità della disciplina, non ammette deroghe e deve essere sempre applicato dal giudice in caso di condanna per i reati tributari di cui al Decreto Legislativo n. 74 del 2000, a prescindere dalla specifica richiesta del pubblico ministero, in quanto espressione di una scelta di politica criminale volta a privare il condannato dei proventi illecitamente conseguiti. Pertanto, l'omissione della statuizione sulla confisca da parte del giudice di merito integra un vizio della sentenza che deve essere necessariamente rimosso attraverso l'annullamento senza rinvio limitatamente a tale capo, con conseguente trasmissione degli atti al giudice competente per il nuovo giudizio sul punto.