Il recupero ambientale di una cava dismessa, pur comportando limitate attività di escavazione e movimenti di terreno, non può essere equiparato a una nuova attività estrattiva e pertanto non è soggetto al divieto assoluto previsto dalle norme di tutela paesaggistica per le zone di conservazione integrale. L'amministrazione competente, nel valutare il progetto di recupero, deve effettuare un bilanciamento tra le esigenze di tutela del paesaggio e la necessità di messa in sicurezza e ripristino ambientale del sito compromesso dalla pregressa attività estrattiva, motivando adeguatamente le proprie determinazioni in merito alla compatibilità degli interventi previsti. Il parere negativo fondato esclusivamente sul divieto di movimenti di terreno, senza considerare le specifiche condizioni del sito e le finalità di recupero ambientale, è affetto da difetto di istruttoria e motivazione. L'amministrazione procedente, in caso di dissenso espresso da un'autorità preposta alla tutela di interessi sensibili come quello paesaggistico, non è obbligata a rimettere la questione al Consiglio dei Ministri qualora decida di conformarsi al parere negativo, ponendo fine al procedimento.