Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13095 del 27 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13095PEN

Massima

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L'aggravante della futilità del motivo ricorre quando la spinta al reato manca di quel minimo di consistenza che la coscienza collettiva esige per operare un collegamento accettabile, sul piano logico, con l'azione commessa, configurandosi una enorme sproporzione tra il movente e l'azione criminosa tale da suscitare un senso di riprovazione da parte della generalità dei consociati. Pertanto, il giudice, nel valutare la sussistenza di tale aggravante, deve adeguatamente argomentare in merito alla effettiva sproporzione tra il movente e la gravità del reato commesso, non essendo sufficiente una mera affermazione assertiva. Inoltre, la valutazione della futilità del motivo attiene alla sfera psichica dell'agente, in quanto offensiva di una regola etica propria del comune sentire, e non può essere desunta esclusivamente dalla ricostruzione dei fatti materiali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) RA. FR. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 02/11/2005 CORTE APPELLO di PALERMO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. COLONNESE ANDREA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. STABILE Carmine che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. ((omissis)) del foro di Canicatti'.

OSSERVA

La …

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