Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, di cui agli artt. 2 e 8 del D.Lgs. n. 74/2000, si configura quando l'imputato, nella sua qualità di amministratore di società, espone nelle dichiarazioni fiscali elementi passivi fittizi mediante fatture emesse per operazioni oggettivamente inesistenti, al fine di evadere le imposte. L'accertamento della inesistenza oggettiva delle operazioni fatturate, e non la mera configurabilità di prestazioni soggettivamente inesistenti, è sufficiente a integrare il reato, essendo irrilevante il pagamento del corrispettivo all'emittente delle fatture, in quanto il meccanismo fraudolento ammette e prevede tale circostanza. La valutazione delle prove, anche di natura indiziaria, operata dal giudice di merito, non può essere sindacata in sede di legittimità se adeguatamente motivata, non essendo sufficiente la prospettazione di una ricostruzione alternativa dei fatti. Analogamente, la determinazione della pena, se rientrante nel range edittale e congruamente motivata, non è censurabile in Cassazione per mera illogicità o violazione dei criteri di commisurazione, in assenza di palesi e manifeste irragionevolezze.